Danilo Kiš – L’ultimo bastione del buon senso

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Danilo Kiš è noto, in Italia, soprattutto come narratore. Tuttavia, pochi autori hanno riflettuto intorno alla letteratura come lo scrittore jugoslavo. Nelle sue pagine convivono le questioni, teoriche e pratiche, sollevate dai formalisti russi all’inizio del XX secolo; i problemi dello stile posti da Flaubert e da Joyce; quelli delle strutture narrative che hanno impegnato Borges, Nabokov e i fautori del nouveau roman; e, infine, i conflitti più spinosi: la tensione tra invenzione letteraria e ricerca documentale e la responsabilità dello scrittore nei confronti della Storia.
Basato sull’omonima edizione serba, curata da Gojko Božović, L’ultimo bastione del buon senso contiene le riflessioni saggistiche di Kiš dai testi dell’apprendistato letterario degli anni ’50 a quelli della maturità. Secondo titolo della collana di saggistica Ostranenie, il volume è diviso in tre sezioni – Saggi, Discorsi e Dal Magazzino (frammenti postumi) – e offre una ricostruzione dettagliata della visione di Kiš della letteratura e del mondo.

Traduzione di Anita Vuco, a cura di Federica Arnoldi, Luca Mignola e Alfredo Zucchi.

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Descrizione

BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Danilo Kiš (1935-1989) è stato uno scrittore jugoslavo. Nato a Subotica, figlio di un ungherese di religione ebraica e di una montenegrina, ha vissuto in Ungheria e nell’attuale Montenegro, ha studiato a Belgrado e trascorso gli ultimi anni della sua vita a Parigi. Ha scritto, in serbo-croato, poesie, racconti, romanzi e saggi, e tradotto dal francese, dal russo e dall’ungherese. Tra le sue opere pubblicate in Italia: Clessidra, Una tomba per Boris Davidovič, Enciclopedia dei morti, Homo poeticus.

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